Cittadina del mondo (ha vissuto in Francia, in Spagna, in Belgio) e poi richiamata alle radici di una zona pop(-)olare di Roma. Ideatrice del movimento creativo Pigneto Pop, movimento di quartiere che si batte per il mantenimento del verde e la cura degli spazi open air e non solo, il suo impegno è segnato da un grande spirito collaborativo e da una forte attenzione verso la comunità. Fondatrice della scuola politica Prime Minister per ragazze dai 14 ai 19 anni, istituita con l’obiettivo di formare giovani donne nell’ambito di una piena e concreta parità di genere, a partire dalla rappresentanza politica per poi giungere a tutti gli aspetti della vita.
Evita Cammerino racconta il lavoro attivo di cura dei territori e dei loro abitanti, svolto negli ultimi anni tra le zone del Pigneto e del Prenestino.

Cosa ha dato vita a questa potente spinta verso l’attenzione civica nei confronti del territorio? Nasce tutto a partire dalla zona che ti ha accolto al tuo arrivo a Roma, o sei stata influenzata anche da altri luoghi (vicini o lontani)?
Ho avuto la fortuna di vivere durante gli anni di studi, e poi nei primi anni della mia formazione lavorativa, all’estero (tra Spagna, Francia, Usa). La mia spinta iniziale era quella di collaborare nella cooperazione internazionale per i paesi in via di sviluppo.
Questo sogno si è interrotto ad un certo punto per problemi personali e sono rientrata in Italia. Così ho iniziato ad osservare le realtà che mi circondavano, ed è stato subito chiaro che qualcosa di buono poteva esser fatto anche intorno a me, nel posto dove avrei messo le radici di lì a poco. La zona del Pigneto ha fatto quindi da cornice al mio mosaico di esperienze, un territorio effervescente e ricco di stimoli.
In che modo pensi che il senso civico degli abitanti di un quartiere possa fare la differenza? Quanto conta il coinvolgimento della comunità?
È proprio il senso civico che fa la differenza in ogni ambito e in ogni territorio. Questo si alimenta attraverso il coinvolgimento. Penso che per costruire una comunità servano due componenti essenziali: spazi e tempi. Lavoriamo tantissimo e spesso ci dimentichiamo dell’importanza di dedicarci alle nostre “famiglie” e per famiglia intendo, nel senso più ampio e omnicomprensivo del termine, i nostri quartieri, i nostri vicini di casa, i nostri concittadini. Gli spazi servono a riunirci, ospitare le iniziative che creano coesione e senso di appartenenza; i tempi sono quelli che decidiamo di dedicare a questa missione, quella della costruzione di legami indissolubili: il Pigneto è un villaggio, ci si conosce tutti e questo legame, ad esempio, si sta fortificando sempre di più. C’è tanto lavoro da fare, mi viene in mente l’importanza di istituire nuovi centri, al chiuso, per garantire momenti di incontro e di unione anche quando le condizioni meteo sono avverse o quando vi è necessità di luoghi coperti. Oppure, salvaguardare il verde, garantire la fruibilità (e lo “stato di salute”) dei parchi. Greenzone (gruppo che fa parte del movimento Pigneto Pop) fa proprio questo, lavora per ridar splendore alla vegetazione e ad agli spazi pubblici che, per anni, sono stati abbandonati a loro stessi, penalizzando decoro e vivibilità.
Come si conquista la fiducia di chi un quartiere lo abita da decenni e, spesso, lo ha visto peggiorare nel tempo?
Una domanda difficile, questa. Attraverso azioni concrete da una parte e slancio ed entusiasmo dall’altra. Così si può, con tempo e costanza, ottenere la fiducia delle persone, soprattutto in un’area urbana briosa e ricca come quella del Pigneto. È uno scambio di stimoli, e questa è la forza del luogo ed anche del lavoro che svolgiamo con tutto il team. Sicuramente riscontro più difficoltà a “convincere” le persone più anziane della bontà del nostro operato, e capiamo bene perché: sono disilluse, sono più stanche di aspettare il miglioramento e non ottenerlo, spesso. È un’enorme sfida, ma questa è una comunità intergenerazionale e abbiamo tanto da imparare da tutti per restituire indietro qualcosa.

E, invece, in cosa consiste per te la formazione dei/delle giovani verso un futuro civile ed ugualitario? Cosa ha portato alla nascita di Prime Minister, scuola politica per giovani e adolescenti?
Le influenze maggiori, in giovane età, giungono da scuola, famiglia ed ambiente in cui si vive e cresce. Ecco che torna il concetto di comunità, che è il primo vero social media e anche il più potente. Qui esiste davvero il confronto, da qui si avvia la formazione personale. Spesso sono proprio i bambini i primi forieri di senso civico (ad esempio, penso a tutti quei piccoli che imparano a scuola l’importanza della raccolta differenziata e riportano questa fondamentale pratica alle famiglie che magari non hanno lo stesso impegno e la stessa costanza di attuarla nel quotidiano). Con la fondazione di Prime Minister l’obiettivo principale è quello di parlare alle ragazze, alcune anche giovanissime, per insegnare loro che non ci sono limiti per le donne, che – sebbene viviamo ancora oggi in una società che spesso ci rilega in seconda fila – questo può e deve cambiare. È un lavoro che credo richieda ancora molto tempo, ma ci crediamo profondamente. Personalmente, nella mia crescita e formazione, hanno spesso avuto un ruolo cruciale proprio altre donne.
Da cosa e/o da quali persone trovi ispirazione e motivazione per il tuo lavoro?
La mia è una costellazione di ispirazioni, tutte personalità diverse tra loro da cui attingo e trovo spinta al miglioramento e all’impegno. Da Ghandi e Maria Teresa di Calcutta, figure cruciali per la mia formazione adolescenziale, a persone della scena politica ed attivista italiana, come Alessandro Fusacchia, Erasmo Palazzotto. Fondamentale è poi l’ispirazione che traggo da tante giovani donne che conosco o che incontro nei contesti del mio impegno sul territorio e politico. Ad esempio – per citare qualcuna – Takoua, bravissima fumettista tunisina che vive a Torpignattara, oppure Cathy La Torre, conosciuta nell’ambito del lavoro con Prime Minister. Donne davvero incredibili, per la loro passione, per le idee ed i valori che assolutamente condividiamo.
Domanda imprescindibile: e la pandemia? Inutile sottolineare che tante cose sono cambiate! Ma, in particolare, cosa scarti e cosa porti con te di utile da questi ultimi tempi?
La pandemia ha influenzato moltissimo alcuni nostri progetti. Ma alcuni li ha resi anche più forti, più ricchi… lo so sembra assurdo! Con Prime Minister, sebbene purtroppo le ragazze non potessero partecipare fisicamente agli incontri (penalizzando un po’ il fattore di unione e coesione), abbiamo però avuto la possibilità di far intervenire molto più spesso (da remoto) speakers da tutto il mondo. Abbiamo “approfittato” del fatto che le lezioni non fossero più in presenza, facendo leva sulla “nuova” consuetudine di vedersi attraverso uno schermo e portarla a nostro vantaggio. Questa scuola si appoggia perlopiù alle donazioni di terzi, ed i budget per far viaggiare tutti i relatori è irrisorio, quindi avremmo dovuto limitarci in questo senso.
Nell’ambito di Pigneto Pop, certamente limitato per alcuni aspetti, ho però avuto la possibilità di cambiare prospettiva. Prima viaggiavo moltissimo, ma da quando abbiamo dovuto frenarci ho iniziato a focalizzarmi molto di più sul qui e ora. Vivere il territorio non è mai stato così intenso come in quest’ultimo anno e mezzo.
Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissata da qui ai prossimi anni? Cosa pensi si possa concretamente cambiare ancora, con un lavoro costante, come quello di questi anni?
Tutti i miei obiettivi a breve e lungo termine mirano al rafforzamento costante dei progetti già iniziati. Da un lato l’attenzione verso il verde, gli spazi aperti e la cura degli stessi, dall’altro ho a cuore cultura ed arte per i quartieri e chi li abita. Le associazioni create da relativamente poco tempo, per questo tipo di attività sul territorio, potranno un giorno essere rodate e tutto potrà funzionare sempre meglio.
Con Prime Minister ci auguriamo di arrivare in tutta Italia! Questo è il progetto ampio che abbiamo con le mie colleghe ed amiche, così che ogni ragazza possa partecipare almeno ad una lezione e dovunque viva nel nostro Paese. Infine, far parte del consiglio municipale sarebbe una grande sfida ed un grande onore per me, affinché i cambiamenti dal basso possano davvero dare i loro frutti.
