Nella formazione di una coscienza civica, dobbiamo partire dalle nuove generazioni, ma soprattutto dagli “agenti della formazione”, dagli “imprenditori della cultura”. In altre parole, dalle università!
Formare i professionisti di oggi e di domani attraverso un percorso che li avvii ai valori del civismo: da questa idea nasce il progetto Civic School, un insieme di percorsi universitari, laboratori e training dedicati ai giovani. Il primo capitolo di questa iniziativa ha preso il via a Roma l’anno scorso e si chiama “Civicness”. Un programma organizzato insieme all’ateneo Luiss Guido Carli, che coinvolge professori e studenti in un dialogo sul futuro, sulle infrastrutture sociali e sugli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030.
«Nella formazione della coscienza civica dobbiamo partire dalle nuove generazioni – ha detto in occasione della presentazione Enzo Manes, il presidente di Fondazione Italia Sociale. E in particolare dagli “agenti di borsa della formazione” e dagli “imprenditori della cultura”. In altre parole, dalle università». Manes ha inoltre evidenziato l’importanza di una «mentalità più internazionale e forse anche maggiormente disincantata e concreta». Civic school vuol essere un percorso da affiancare a quello universitario, nel quale i ragazzi possano formarsi come persone e come cittadini, consapevoli e responsabili all’interno della comunità. Le due strade devono riuscire a incrociarsi sempre di più, come avviene negli Stati Uniti, per esempio, dove oltre 400 università statali hanno adottato un programma di Global Challenge and Citizenship. Per questo Fondazione Italia Sociale ha scelto di incominciare dall’università il suo processo di formazione della coscienza civica nei giovani.
Visto che, come ha detto Manes, «le nuove generazioni sono sempre pronte a raccogliere il testimone di quanto realizzato in passato e trasformarlo in qualcosa di nuovo, di migliore», Civic School vuole allenarle al civismo, a una visione del futuro aperta, che miri a fare del bene in maniera intelligente e produttiva. Per questo la collaborazione con la Luiss è iniziata con Civic Gym, una vera e propria “palestra formativa” aperta a tutti gli iscritti dei dipartimenti di Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia. Un’occasione per gli studenti di sviluppare il senso civico in maniera pratica, confrontandosi con esempi di politiche attive e studi di rilievo (dal Rapporto sulle Infrastrutture Sociali della Commissione Prodi-Sautter al Piano Cultura Futuro Urbano del Ministero dei Beni Culturali).
Civic Gym (e, a livello totale, Civic School) mira a diffondere non solo il senso civico, ma anche una maggior propensione alla scommessa, tanto nel privato quanto nel settore pubblico e sociale. Enzo Manes ha raccontato cosa sta dietro la nascita di questa esperienza: «Centinaia di migliaia di giovani ogni anno concludono percorsi di studio brillanti, ma senza sapere neanche cosa voglia dire essere civic. E mi sembra onestamente impossibile che si educhi qualcuno a una qualsiasi funzione, in assenza di una messa a fuoco su una componente così essenziale dell’essere cittadino, che sia cittadino d’Italia, d’Europa, del Mondo. Che sia uomo o donna, medico, avvocato, segretario, imprenditrice, astronauta». Una mancanza, questa, che ha fatto riflettere il presidente di Fondazione Italia Sociale: «L’educazione civica non è un’aggiunta, è un elemento fondante e strutturale del percorso formativo. Alla fine dell’esperienza universitaria bisogna poter dire a gran voce di essere stati formati a 360 gradi, al di là dello specialismo tecnico». A questa formazione ha voluto contribuire in prima persona: «Con questa convinzione abbiamo contattato la Luiss per stimolare insieme lo sviluppo della coscienza civica. Per un esercizio responsabile del ruolo di professionisti, imprenditori, policy-maker, operatori dell’informazione e della cultura, e di ogni altra posizione e funzione nel mondo del lavoro. La nostra proposta è stata accettata ed è così che è nata la Civic Gym». Sono stati quattro gli appuntamenti che hanno caratterizzato Civic Gym, ciascuno dei quali diviso in una parte di lezione e in un’altra di lavoro pratico in comune (perché «l’innovazione, l’impresa e lo sviluppo trovano ampio spazio all’interno delle realtà più aperte e solidali»). Con gli studenti della Luiss si è parlato della filantropia italiana, si è giocato a simulare delle elezioni (e a provare a vincerle) in un paese ideale in cui conta solo essere civic; ragazze e ragazzi hanno potuto sperimentare cosa voglia dire gestire un’impresa in ottica civica, come comunicare i valori del civismo all’esterno. E infine, nel quarto appuntamento, è stato approfondito il tema dell’innovazione sociale, di come va pensata per renderla efficace e non dannosa. Civic Gym è un primo passo di avvicinamento dei giovani alle tematiche sociali, troppo spesso considerate poco interessanti e noiose dalle nuove generazioni.
Educare le ragazze e i ragazzi alla responsabilità civica e sociale è una sfida tanto complicata quanto affascinante e soprattutto cruciale per un futuro in cui la filantropia e l’imprenditoria sociale dovranno ritagliarsi degli spazi sempre più ampi. Si tratta di colmare lo spread civico presente nella nostra società, e per farlo sono fondamentali la concretezza e l’entusiasmo dei giovani, da incanalare nella giusta direzione; Civic School vuole dotare gli studenti degli strumenti utili per questo. I temi sui quali si concentra la scuola di civismo sono tanti, che sono poi gli stessi con cui si rapporta ogni giorno la nostra società, e che troppo spesso non vengono insegnati e discussi a scuola e all’università: l’inclusione sociale, la rigenerazione urbana, la povertà, la lotta al cambiamento climatico. Nessuno può pensare di realizzarsi come persona, di intraprendere una carriera di successo, se non tiene conto di queste grandi sfide che l’umanità deve affrontare.
Alla base di Civic School c’è un sostanziale cambio di paradigma nel modo di formare i giovani al lavoro e di fare imprenditoria. Dopotutto ancora oggi viviamo in un universo, non solo italiano, in cui ci si illude che il nostro interesse si possa affermare solo se in contrasto con l’interesse di tutti. La convinzione alla base della Civic School è che ci siamo sbagliati: chiudersi in difesa dei soli propri interessi, presto o tardi, si rivela sempre un pessimo affare. All’apertura e alla collaborazione si deve aggiungere uno spirito di iniziativa positivo per trasformare i problemi in opportunità, come nel caso della transazione digitale, che invece di distruggere i posti di lavoro deve poterne creare di nuovi (e di migliori). L’obiettivo di raggiungere una maggior sostenibilità (ambientale, sociale, economica) ha dimostrato di essere uno straordinario volano per imprese di successo, e sostenibilità è una delle parole chiave del progetto Civic school.
Civic school vuole aprire la visione e la cultura dei ragazzi, inserendovi dimensioni diverse da quelle conosciute con i normali percorsi formativi. «Quella che abbiamo di fronte è una sfida economica, politica, sociale e soprattutto culturale: tornare a parlare di civismo, ricostruire un noi, superare la diffidenza verso ciò che è pubblico – rifletteva il presidente di Fondazione Italia sociale. Tornare a interessarsi, informarsi e formarsi correttamente, trovando modalità di collaborazione sempre più proficue, nel rispetto dei diversi ruoli e delle proprie peculiarità, persino dei propri limiti. Un compito difficile, che non può essere un hobby né un’opzione: ritrovare una coscienza e una visione civica per compiere un miracolo economico e sociale e cambiare al meglio l’Italia». Civic school ha deciso di raccogliere la sfida.
Gianluca Cedolin